2020-07-20 20:04:08.102020 by Unknown

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autore:Unknown
Format: epub


L’ambiguità economica

Carlo Petrini, nel suo entusiasmo per la svolta ecologista del Vaticano, ha scritto una prefazione di ventidue pagine a una delle edizioni dell’enciclica.11 Inoltre, in un’intervista al quotidiano «la Repubblica» dell’inizio di luglio del 2015, ha affermato che l’enciclica costituisce «un messaggio chiaro che non può dar luogo a nessun tipo di malinteso». Questo giudizio mi sembra un po’ troppo generoso. Perché se è vero che il papa fa appello a un cambiamento di paradigma e spinge abbastanza lontano l’autocritica della Chiesa, è altrettanto vero che non va fino in fondo nella necessaria rottura con l’economia.

Poiché ogni buona critica comincia da se stessi, Francesco ha ragione a fare un’autocritica della Chiesa: «come credenti possiamo riconoscere che in tal modo siamo stati infedeli al tesoro di sapienza che avremmo dovuto custodire» (§200). «L’armonia tra il Creatore, l’umanità e tutto il creato è stata distrutta per avere noi preteso di prendere il posto di Dio, rifiutando di riconoscerci come creature limitate. Questo fatto ha distorto anche la natura del mandato di soggiogare la terra (cfr. Gen 1, 28) e di coltivarla e custodirla (cfr. Gen 2, 15). Come risultato, la relazione originariamente armonica tra essere umano e natura si è trasformata in un conflitto (Gen 3, 17-19)» (§66). Secondo Francesco, il dominio della natura non è una interpretazione corretta della Bibbia, perché «“coltivare” significa arare o lavorare un terreno, “custodire” vuol dire proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare» (§67). La Chiesa però è stata abbastanza a lungo complice dell’atteggiamento prometeico dell’uomo moderno, assumendo poco a poco alcune posizioni condannate dell’eretico Pelagio sulla creazione continuata dall’uomo piuttosto che quelle più conservatrici di Agostino. «Un sogno prometeico di dominio sul mondo che ha provocato l’impressione che la cura della natura sia cosa da deboli. Invece l’interpretazione corretta del concetto dell’essere umano come signore dell’universo è quella di intenderlo come amministratore responsabile» (§116). Ma fortunatamente «Il Catechismo pone in discussione in modo molto diretto e insistito quello che sarebbe un antropocentrismo deviato» (§69).

Come si vede, con i libri sacri si trovano sempre citazioni ad hoc per sostenere il proprio punto di vista. In questo caso si tratta di un’esegesi nuova e opportuna, ma anche equilibrata: «Si avverte a volte l’ossessione di negare alla persona umana qualsiasi preminenza, e si porta avanti una lotta per le altre specie che non mettiamo in atto per difendere la pari dignità tra gli esseri umani» (§90). «Allo stesso tempo – precisa Francesco – il pensiero ebraico-cristiano ha demitizzato la natura. Senza smettere di ammirarla per il suo splendore e la sua immensità, non le ha più attribuito un carattere divino» (§78). Come invece fa l’animismo. «A partire dai testi biblici – scrive Francesco – consideriamo la persona come soggetto, che non può mai essere ridotto alla categoria di oggetto. Sarebbe però anche sbagliato pensare che gli altri esseri viventi debbano essere considerati come meri oggetti sottoposti all’arbitrario dominio dell’essere umano» (§§81-82). D’altronde, il catechismo insegna che «L’interdipendenza delle creature è voluta da Dio. Il sole e la luna, il



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